Nuova guida di ristoranti e vini di Roma
Non semplicemente eccellenze enogastronomiche, ma veri e propri tesori nascosti della ristorazione: la nuova edizione della guida dedicata ai migliori indirizzi di Roma e del Lazio (edita da Repubblica) è stata presentata in via ufficiale e ha destato grande interesse per le novità introdotte. L’obiettivo di questa pubblicazione non è quello di dare dei voti o dei giudizi ai ristoranti e ai prodotti serviti, piuttosto di guidare turisti e romani a scoprire luoghi che sono magari poco noti.
I numeri della nuova guida sono davvero interessanti: si sta infatti parlando di oltre mille ristoranti che sono stati recensiti, con quasi 200 pizzerie e più di 500 itinerari del gusto, senza dimenticare le ricette proposte dai migliori chef della Capitale. In poche parole, si rafforza il suo ruolo di punto di riferimento per gli operatori del settore e, in generale, per chi ama la buona cucina.
Le pagine da sfogliare sono ben 800 e si può trovare di tutto: l’enogastronomia romana è stata scandagliata in ogni aspetto, anche lo street food (il cibo da strada) che sta prendendo sempre più piede. Si parlava prima delle nuove sezioni dell’edizione 2015-2016. Ebbene, tra le novità non si possono non citare le “Passeggiate Romane”, dei veri e propri itinerari in città che permettono di scoprire Roma nei suoi angoli più nascosti, concedendosi allo stesso tempo delle pause golose.
Arte e cucina si fondono dunque in modo perfetto e non mancano le dritte per conoscere i riti culinari dei romani, dal cornetto da gustare di notte alla grattachecca. Una sezione tematica che era stata introdotta in edizioni precedenti e che è tornata a gran voce è quella degli “chef al mercato”, cioè una serie di spunti e di confessioni segrete per fare una buona spesa.
Immancabile è la sezione delle ricette popolari, quelle che hanno reso famosa la cucina romana e laziale non sono in Italia. Gli spaghetti cacio e pepe e l’amatriciana dominano questa parte della guida, anche se c’è molto altro da scoprire ovviamente. Un ultimo cenno lo merita la decisione di tradurre per la prima volta questa guida enogastronomica in cinese, il segnale chiaro e inequivocabile che ci si sta aprendo in maniera concreta e propositiva all’Oriente.
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